Il Venture Capital è un asset class che rientra nella categoria degli investimenti alternativi, rappresentando quella più rischiosa e allo stesso tempo quella con rendimenti potenziali più interessanti.
L’oggetto degli investimenti sono startup o PMI che sviluppano prodotti o servizi in settori fortemente innovativi, con eccezionali opportunità di crescita. Queste società sono caratterizzate da un’alta percentuale di fallimento, rischio che, in caso di exit, è ripagato da rendimenti molto elevati.
Una startup affronta diversi stadi di sviluppo nel corso dei suoi primi anni, con sfide e opportunità sempre nuove. Gli stakeholder ed i partner commerciali e finanziari cambiano di volta in volta con il mutare delle esigenze.
• All’esordio della vita di una startup sono previste come forme di finanziamento le 3F (“Family, Friends & Fools”) ed i percorsi di accelerazione;
• I Business Angels investono successivamente nelle fasi di vita denominate Pre Seed, Seed ed Early Stage;
• Il Later Stage è solitamente riservato ai Venture Capital e ai Fondi di Private Equity, che preparano la startup alla fase di growth ed all’exit.
Nello specifico, il Business Angel è un investitore che, oltre a conferire i propri capitali, mette a disposizione il proprio network e la propria esperienza per la crescita del business in cui investe, e scegliere di far parte di un Business Angel Network è il modo più vantaggioso per investire in startup. Tra i benefici: una maggior visibilità di opportunità di investimento preselezionate; la condivisione di competenze ed expertise; il confronto con altri investitori su rischi ed opportunità; condizioni di investimento privilegiate e ticket minori per singolo socio, nonché una maggior diversificazione del portafoglio ed un monitoraggio e una gestione degli investimenti più agevole, grazie alle attività dei deal leader.
Oggi l’angel investing, a differenza di altri strumenti di investimento tradizionali e meno rischiosi, sta diventando sempre più popolare e attraente anche tra le nuove generazioni che dispongono di un importante patrimonio. Un settore ancora in maturazione, il cui pieno potenziale non è ancora del tutto sfruttato.
L’angel investing non è un mondo isolato: fa parte di un ecosistema in continua evoluzione che comprende diversi attori, il cui scopo non è il semplice profitto come sottolineato in precedenza: oltre a conferire i propri capitali, si mette a disposizione il proprio network e la propria esperienza per contribuire alla crescita del business in cui si sceglie di investire.
Inoltre, come emerso da una survey di Social Innovation Monitor (SIM) del Politecnico di Torino, il 54% dei Business Angel ha dichiarato di supportare anche organizzazioni a significativo impatto sociale: si investe quindi anche per ragioni sociali.
Spesso i business angel intraprendono questa avventura senza alcuna conoscenza specifica sugli investimenti, imparando strada facendo. Un’avventura che può essere entusiasmante se svolta singolarmente, ma non così proficua come potrebbe essere quella di aderire a gruppi di angels organizzati, dove si possono trovare figure senior con maggiore esperienza, dalle quali apprendere più rapidamente anche per poter prendere decisioni finanziarie più consapevoli sin dall’inizio.
La standardizzazione dei processi e la trasparenza rappresentano gli sviluppi chiave nel futuro dell’angel investing, che richiede un processo semplificato e digitalizzato, facile da seguire anche per i founder delle startup.
Tra le ultime tendenze del Venture Capital vi è anche quella di investire sempre più spesso nelle fasi iniziali di un’azienda, con vantaggi evidenti: conviene salire a bordo il prima possibile per essere sicuri di non perdere buoni deal in futuro.
La cooperazione può anche avvantaggiare i network dei business angels poiché il coinvolgimento dei VC sin dall'inizio significa garantire più facilmente finanziamenti futuri per l'azienda nelle fasi successive: un VC che è salito a bordo nelle fasi iniziali e ha visto i progressi e il potenziale dell'azienda è in grado di prendere decisioni più velocemente.
In futuro, l’angel investing europeo si presenterà come una rete decentralizzata di network nazionali. Ciascuno di questi network è un gruppo di angel investor autosufficiente ed organizzato, con una dimensione ideale di circa 100-300 membri.
Oggi la maggior parte dei gruppi di business angel è organizzata su base geografica. Ciò da un lato rappresenta un punto di forza, d’altra parte però può costituire un limite alla qualità del deal flow. Limite che viene mitigato dalle numerose partnership strette tra i diversi gruppi di business angel e gli acceleratori, incubatori ecc. Spesso, inoltre, si stanno creando focus group su settori specifici, questo perché gli stessi founder delle startup ricercano non solo fondi in tempi ragionevoli, ma anche competenze in specifici ambiti. Le community di settori specifici creano così un valore aggiunto per le startup, che avranno accesso ad expertise specifica e a connessioni nel settore, ed aumentano le loro possibilità di chiudere un round.
Altro trend che riguarda i gruppi di business angel è quello di coinvolgere nei propri investimenti altri gruppi ed investitori privati, con i quali chiudere round di finanziamento più significativi andando incontro anche alle esigenze dei founder. Un ecosistema che si basa e si baserà sempre più sulla fiducia e sulle relazioni, nel quale i business angel giocheranno sempre più un ruolo chiave. Quella del business angel diventerà una vera e propria professione e gli stessi gruppi organizzati si qualificheranno sempre più come delle “accademie” di formazione per gli investitori in startup.
Fonte: https://blog.startupincluder.com/the-future-of-angel-investing/amp/