28 febbraio, 2025

Scaleup Act: Luci e ombre della riforma



Lo Scaleup Act, approvato a dicembre 2024, introduce misure per potenziare l'ecosistema delle startup in Italia, tra cui incentivi fiscali e criteri di qualificazione più rigidi. Tuttavia, sebbene prometta bene, la riforma è ancora incompleta e necessita di ulteriori aggiustamenti per supportare efficacemente l'innovazione.

Come ormai noto da diversi mesi e dopo oltre 12 anni dalle riforme che hanno preso il nome di Startup Act, a dicembre 2024 il governo ha varato un pacchetto di norme che punta a rilanciare il sistema delle startup innovative in Italia chiamato Scaleup act. Attraverso la Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2023, la Legge Centemero e la Legge di bilancio 2025, il provvedimento introduce incentivi per il venture capital, ridefinisce i criteri per l’accesso e la permanenza nel Registro speciale delle imprese e introduce la figura degli acceleratori certificati.

Un tentativo di favorire l’innovazione? Si. Una serie di  novità normative fatte in buona fede? Si spera. Provvedimenti interessanti ma ancora parziali? Purtroppo si. 

Se da un lato, infatti, si aprono nuove possibilità di investimento per fondi pensione e casse di previdenza, dall’altro il quadro normativo resta incompleto e mancano ancora strumenti concreti per supportare le startup. Un rinnovamento a metà quindi, che non scioglie i nodi strutturali che da anni frenano la crescita dell’ecosistema italiano dell’innovazione.

Qui sotto abbiamo voluto riassumere i principali temi trattati nel nostro panel avvenuto lo scorso giovedì 20 Febbraio presso lo studio di Legance, in occasione della nostra Riunione Soci. Tutto ciò è stato possibile grazie al prezioso contributo di Paolo Guaragnella Counsel presso Legance e Roberto Scibetta dello studio Pomara Scibetta & Partners.

Spinta ai fondi pensione e detassazione delle plusvalenze

Uno dei provvedimenti che ha segnato un cambio di passo potenzialmente positivo per l’ecosistema riguarda le casse di previdenza e i fondi pensione. Il governo ha introdotto un meccanismo per incentivare questi operatori a investire in venture capital per i prossimi due anni. A partire dal 2025, per ottenere l’esenzione dalle plusvalenze relative agli “investimenti qualificati” effettuati dal fondo, almeno il 5% del portafoglio di investimenti qualificati dovrà essere investito in fondi di venture capital; questa quota salirà al 10% nel 2026. Potranno essere inclusi anche fondi europei, un’apertura importante per attrarre più capitali esteri in Italia. Questa è stata considerata una modifica con potenziali ripercussioni positive a lungo termine per l’ecosistema, poiché una quota rilevante del risparmio previdenziale verrà convogliata verso settori chiave dell'economia reale, tra cui imprese produttive, infrastrutture e startup innovative.

Inoltre, è stata  introdotta la detassazione delle plusvalenze per le persone fisiche che hanno investito tra giugno 2021 e dicembre 2025: se l’investimento è stato effettuato in questo periodo, la futura plusvalenza sarà esente da imposta. 

Durante l’evento abbiamo approfondito come questo incentivo si possa applicare anche agli investimenti fatti tramite fiduciaria, ma non ai veicoli. Quest’ultimo tema, è stato considerato di fondamentale importanza per i Business Angels come quelli del network IAG, che investono tramite questo strumento già da diverso tempo e potenzialmente potranno ottenere l’esenzione sulle plusvalenze generate dagli investimenti effettuati. 

Regime de minimis: più incentivi ma anche nuovi limiti

Uno degli interventi più rilevanti riguarda il rafforzamento del regime de minimis, il cui beneficio fiscale (detrazione) passa dal 50% al 65%, e per il quale è previsto che la parte di detrazione non fruita nella dichiarazione dei redditi si trasformi in un credito di imposta, utilizzabile in compensazione con qualunque altro tributo. Tuttavia in parallelo sono state introdotte nuove restrizioni: l’investitore infatti non potrà ottenere più del 25% del capitale a valle dell’investimento e i vantaggi fiscali si potranno ottenere solo per investimenti effettuati entro tre anni dall’iscrizione della startup al registro delle imprese (5 anni invece per il regime ordinario). Solo grazie a questa tipologia di incentivo, inoltre, verrà riconosciuto il modello SAFE per i benefici fiscali. 

Un vincolo molto importante da tenere in considerazione riguarda il fatto che una startup non potrà concedere benefici fiscali oltre i € 300.000, un tetto che include anche i grant ricevuti dallo Stato o da altre iniziative a sostegno. Tutto ciò si traduce in un limite massimo per la startup di circa € 460.000 raccolti tramite questo regime come investimenti. Di conseguenza, molte imprese si vedranno costrette a ricorrere alla detrazione standard del 30%, riducendo così l’efficacia degli incentivi previsti per la crescita. 

Se prendiamo come riferimento la grandezza dei round nel mondo VC oggigiorno, possiamo notare come le startup già dai round pre seed si pongono l’obiettivo di raccogliere cifre ben più alte dei nuovi limiti stabiliti dalla legge. Le nuove tendenze del mercato, quindi, rischiano di rendere obsoleta la normativa introdotta prima ancora che gli investitori ne possano usufruire.

Nuovi requisiti per qualificarsi come startup e scaleup innovativa

Un altro tema analizzato nella nostra serata insieme agli esperti della materia riguarda le condizioni per ottenere e mantenere la qualifica di startup innovativa, le quali diventano più stringenti. Oltre ai requisiti esistenti, la nuova normativa stabilisce che l’azienda deve essere una micro, piccola o media impresa (non può quindi essere controllata da un Grande Gruppo) e non può avere come attività prevalente quella di agenzia o consulenza.

Inoltre, il riconoscimento della qualifica non sarà più automatico per cinque anni, ma dovrà essere rinnovato periodicamente sulla base di obiettivi specifici da raggiungere entro il terzo anno di attività, tra cui almeno uno dei seguenti dovrà essere soddisfatto:

  • - Almeno il 25% delle spese destinate a R&D.

  • - Un contratto di sperimentazione con un ente pubblico.

  • - Crescita dei ricavi operativi di almeno il 50% rispetto al secondo anno.

  • - Costituzione di una riserva patrimoniale di almeno 50.000 euro (anche tramite SAFE).

  • - Acquisizione di almeno un brevetto.

Dopo i primi cinque anni, la startup potrà prolungare la propria qualifica per altri due anni solo se raggiunge uno dei seguenti traguardi: un round di finanziamento da almeno un milione di euro oppure un raddoppio annuo dei ricavi operativi (100% di crescita dei ricavi).

Tiriamo le somme: una riforma a metà

Lo Scaleup Act segna un passo in avanti nella regolamentazione delle startup italiane, introducendo strumenti per incentivare gli investimenti e dare maggiore solidità alle imprese innovative. L'incentivo offerto ai fondi pensione nel venture capital affinché investano, la maggiore attenzione alla qualificazione delle startup e il rafforzamento degli incentivi fiscali sono elementi positivi che dimostrano la volontà di accompagnare le aziende nella loro crescita. L’Italia ha ora un quadro normativo più moderno, ma perché il paese diventi davvero un hub dell’innovazione in Europa, sarà necessario valutare in maniera costante l’impatto di queste misure e correggere eventuali distorsioni. Lo Scaleup Act può essere considerato un buon punto di partenza, ma la vera sfida sarà farlo funzionare nel lungo periodo. 

Per competere quindi in uno scenario europeo per non dire globale, l’Italia dovrà non solo monitorare l’impatto di queste misure, ma anche essere pronta ad adattarle e migliorarle nel tempo, sulla base delle esigenze dell’ecosistema imprenditoriale.

In conclusione, la speranza è quella di non dover aspettare altri 12 anni per delle riforme, soprattutto nel mondo del Venture Capital dove l’innovazione si evolve ogni giorno e richiede un’elevata capacità di adattamento.