Barbara Avalle è una professionista di spicco nel settore degli investimenti e dell'innovazione, con un'esperienza vasta e diversificata in strategie di investimento in public markets e in real asset. Dopo aver iniziato la sua carriera come Fixed Income Sales and Trader e Portfolio Manager, ha ricoperto ruoli di leadership come Chief Operating Officer (COO) presso Doorway e Managing Partner presso Link Capital. È fondatrice di venti35capital, un fondo di Venture Capital che investirà in startup co-fondate da donne con l’obbiettivo di supportare la parità di genere, e co-fondatrice di TechChill Milano, un'iniziativa nata per promuovere l’ecosistema del Venture Capital italiano nel panorama internazionale. In qualità di Angel Investor con Italian Angels for Growth e Angels4Women, Barbara supporta la crescita di startup innovative. Inoltre, è stata Vicepresidente di ItaliaFintech e ha collaborato a iniziative di rilievo nel mondo FinTech e Venture Capital.
Il tuo percorso professionale è estremamente vario, dalla gestione di portafogli di investimenti tradizionali fino al venture capital. Come hai deciso di intraprendere la strada degli investimenti in startup e diventare business angel?
Amo le sfide e sono curiosa. Queste due direttrici hanno sempre caratterizzato le mie scelte non solo professionali. La mia transizione verso il venture capital e l'angel investing in particolare è stata guidata dal desiderio di avere un impatto più diretto sulla creazione di valore. Dopo aver lavorato per molti anni nella gestione di portafogli di investimenti su mercati quotati e aver supportato numerose PMI nella ricerca di capitali sul mercato, ho compreso che potevo dare un contributo maggiore supportando direttamente l’ecosistema delle startup innovative. Nel venture capital ho visto l’opportunità di connettere la mia esperienza nella gestione finanziaria con il bisogno di creare un cambiamento tangibile.
Quali sono i criteri principali che utilizzi per valutare una startup come un'opportunità di investimento promettente?
Valuto le startup in base a una combinazione di fattori ormai abbastanza acclarati dalla maggioranza degli investitori in VC. La valutazione parte sempre dal team. Cerco fondatori che abbiano una visione chiara, una resilienza comprovata e la capacità di eseguire con disciplina. Devono essere capaci, resilienti e appassionati. Il loro livello di impegno e la capacità di adattarsi alle sfide è spesso cruciale. A questo proposito non dimentico mai l’insegnamento di uno dei primi founder che ho conosciuto, Marco Trombetti di Traslated e PI Campus. I founders vincenti a suo dire o hanno tratti simil autistici, che consente loro di essere totalmente e maniacalmente dedicati alla startup che hanno fondato, o sono naif ossia totalmente e profondamente ottimisti. Quando valuto un team cerco la combinazione dei due elementi: la dedizione totale e l’ottimismo e la fiducia nelle proprie capacità, oltre alle competenze ca va sans dire. Essenziali per costruire, far crescere e superare i momenti difficili che in un percorso di crescita sono inevitabili.
La dimensione del mercato è il secondo elemento: mi interessa che operino in settori con un TAM significativo e in crescita. Essenziale che ci sia la capacità di scalare a livello globale. Infine, l’innovazione nel modello di business è fondamentale: una startup deve non solo risolvere un problema, ma farlo con un vantaggio competitivo difficilmente replicabile. I founder devono essere in grado di mantenere il vantaggio anche in ambienti competitivi o con l'entrata di nuovi player.
In qualità di angel investor per Italian Angels for Growth, quali sono alcuni esempi di startup che ti hanno colpito particolarmente per il loro impatto o innovazione?
Dovrei citarne molte che per innovazione di prodotto o di business model e per impatto mi hanno colpito negli anni. Mi limiterò a qualche esempio significativo.
Fleep Tecnology, spin-off dell’Istituto Italiano di Tecnologia che si occupa dello sviluppo di elettronica di base stampata su plastica trasparente, flessibile e riciclabile. Fleep risolve il problema dei limiti del silicio, sviluppando applicazioni dove il silicio tradizionale non può essere impiegato. La soluzione è complementare al silicio, ma con costi significativamente inferiori, permettendo di ampliare l’accessibilità a nuove tecnologie in molti ambiti di applicazione e superare il limite di disponibilità e costi del silicio.
Nel panorama del Biotech sono poi molte le startup che promettono di avere impatti significativi sulla vita delle persone anche in termini di cure meno invasive. Penso a Pep Therapy che sta sviluppando un peptide per forme tumorali particolarmente aggressive e con tassi di sopravvivenza ancora decisamente bassi, a Kither Biotech (cura della fibrosi cistica e delle patologie polmonari in aumento sostanziale), a Resalis (cura dell’obesità e della steatosi epatica).
Last but not least Futurely. Due giovani donne estremamente preparate, entusiaste e decise a mettere le proprie competenze al servizio dei giovani nel percorso a volte difficile di scelta degli studi e del proprio futuro professionale attraverso una piattaforma digitale.
Tutte realtà che dimostrano come l'innovazione tecnologica possa avere un impatto positivo e su larga scala.
Il ruolo di un angel investor spesso va oltre il semplice supporto finanziario, includendo mentorship e guida strategica. Quali sono, secondo te, le aree in cui le startup hanno più bisogno di supporto per crescere e avere successo nel lungo periodo?
Nella mia esperienza le startup spesso necessitano di supporto nella gestione della fase di scale up e di internazionalizzazione. La capacità di adattare il modello di business a mercati in evoluzione è poi spesso una sfida che necessita di una guida strategica. Un'altra area critica è lo sviluppo del team: la capacità di attrarre e mantenere talenti qualificati è fondamentale. Inoltre, molte startup beneficiano di una guida per affrontare le sfide operative quotidiane, come l'ottimizzazione dei processi interni o la gestione delle risorse finanziarie. In qualità di angel investor, cerco di offrire la mia esperienza in questi ambiti, oltre a fornire accesso a reti di contatti che possono accelerare la crescita dell'azienda.
Dal punto di vista degli investitori, quanto è importante che una startup integri principi di inclusione e diversità nelle sue operazioni e cultura aziendale sin dalle prime fasi? Credi che questo possa influenzare il successo a lungo termine?
L’inclusione e la diversità sono fattori critici per il successo a lungo termine di una startup. Come molte ricerche dimostrano, team diversificati beneficiano di prospettive differenti e di una molteplicità di approcci nel guardare ad una stessa realtà e offrono migliori performance in termini di innovazione e decision-making. Una cultura aziendale inclusiva non solo attira talenti, ma migliora anche la resilienza dell'organizzazione. Inoltre, le aziende che integrano diversità sin dall'inizio sono più preparate a rispondere a mercati globali e a navigare in un ambiente sempre più competitivo. Da investitore, considero questi principi come un elemento strategico, poiché influenzano direttamente la capacità di una startup di scalare e sostenere il proprio vantaggio competitivo nel tempo.
Oltre alle startup con una leadership diversificata, in quali modi gli investitori possono contribuire attivamente a costruire un ecosistema di innovazione più equo e inclusivo? Quali strategie ti piacerebbe vedere adottare più ampiamente nel settore degli investimenti?
Gli investitori hanno la responsabilità di promuovere un ecosistema più equo e inclusivo non solo attraverso i capitali, ma anche attraverso le loro scelte strategiche. Dobbiamo attivamente cercare e supportare startup con leadership diversificata e garantire che l’accesso ai capitali sia equo. Per questo ho co-fondato venti35capital, un fondo che permetterà di superare la dimensione e le risorse di singolo angel investor e di investire e dare supporto a startup con co-founder donne e di promuovere al loro interno team diversificati. Mi auguro che venti35capital non sia l’unica realtà italiana con questo obbiettivo ma di vedere più fondi e iniziative che si concentrano esplicitamente sull'inclusione di imprenditori sottorappresentati. Inoltre, gli investitori possono svolgere un ruolo educativo, promuovendo una maggiore consapevolezza sull'importanza della diversità e dell'inclusione non solo all'interno delle startup, ma anche nel settore degli investimenti tout court per garantire una crescita più equa e sostenibile.