Puoi raccontarci il tuo percorso professionale e quali sono le principali sfide o ostacoli che hai dovuto superare?
Mi sono trasferita a Milano a 18 anni per laurearmi all’Università Bocconi. Un desiderio più dei miei genitori che mio, a dire il vero, ma oggi li ringrazio.
Proprio lì ho mosso i miei primi passi professionali, lavorando in SDA Bocconi e in Università come ricercatrice e docente per 5 anni, dopo una tesi sperimentale sul ruolo delle emozioni nei comportamenti di acquisto.
L’Accademia è stata una palestra fondamentale per la mia crescita professionale, ma non avevo “il fuoco sacro”. Da sempre appassionata di creatività come strumento strategico e d’innovazione, ho iniziato la carriera di brand consultant in Interbrand. Qui ho potuto realizzare il mio sogno: lavorare su sfide di business, per clienti nazionali e internazionali, con la lente del brand. In ultima istanza, il brand è arte e scienza.
Più che di ostacoli, parlerei di sfide; sono queste che alla fine ti fanno crescere e sì, sono state molteplici.
Di natura personale, perché per lungo tempo ho pensato di non essere all’altezza e di non essere abbastanza. Di contesto, perché non è stato semplice iniziare da sola, senza nessuna rete di protezione, in un ambiente sociale e professionale distante dal mio background.
Qual è il tuo punto di vista sull'importanza della diversità e dell'inclusione nell'industria del branding e della consulenza strategica, e come pensi che possa influenzare il successo a lungo termine delle aziende in questo settore?
La mia utopia è che non si dovrebbe neanche più parlare di diversità e inclusione, nel mondo del lavoro e non solo, dovrebbero essere concetti dati. Ma appunto è un’utopia, non è ancora così e siamo lontani dall’apprezzarli come dei must have, sebbene molti passi avanti siano stati fatti, fortunatamente.
Non credo che ci sia “un lungo termine” per le aziende e i settori che non ne facciano un must della propria cultura e comportamento aziendale. Senza diversità e inclusione non esiste dibattito costruttivo, non esiste innovazione, quindi, crescita e successo di business.
Nel 2020 sei stata selezionata tra le "100 donne di successo" da Forbes Italia, un notevole riconoscimento. Quali sono stati i principali principi guida o strategie che hai seguito per raggiungere il successo nella tua carriera, e come pensi che possano essere applicati da altre donne?
Sì, questo riconoscimento mi ha sorpresa e certamente molto onorata, ma è nella sorpresa che ho trovato un grande insegnamento. Spesso molte di noi non credono intimamente di meritare il successo, è questo è molto sbagliato perché ci crea una zavorra, non ci permette di volare alto e in alto.
Ho iniziato a lavorare in un mondo molto maschilista e più volte – da giovane – in alcune aziende non avevo neanche la possibilità di parlare, ma solo di prendere nota.
Fortunatamente, sono stata supportata e ispirata da grandi mentori – uomini e donne – che mi hanno aiutata a credere che la mia voce e il mio punto di vista erano importanti.
Nel mio piccolo quello che ho imparato e che voglio condividere è che la paura esiste, è un’emozione dell’essere umano e come tale si deve accettare, ma deve essere una forza motivante, altrimenti è una perdita di tempo.
“Appassionata sostenitrice del Venture Capital”, recentemente sei diventata anche business angel di Italian Angels for Growth (IAG). Cosa ti ha spinto a fare questo passo e qual è stata la tua motivazione principale?
Passione per l’innovazione, le grandi idee e il rischio.
Grazie a IAG ho la possibilità di essere esposta a tutto questo, di imparare e di crescere.
Spesso il mondo delle grandi aziende è ingessato, ma le idee che corrono veloci e trovano applicazione concreta sono il futuro. Mi interessa molto la contaminazione tra la scala e l’impatto delle grandi aziende e la scalabilità delle grandi idee.
Quali sono i settori o le tendenze emergenti nel mondo delle startup che ritieni particolarmente interessanti e perché?
Bio-tech, Cyber Security, E-health sono gli ambiti che mi interessano di più in questo momento per l’impatto enorme che hanno sul progresso sociale e, quindi, sul nostro futuro.
La semplicità e la rilevanza del racconto di una proposizione di valore spesso complessa, un target insight chiaro (aka un branding dell’idea forte), un business plan solido che si articoli per scenari di rishio/probabilità e certamente la scalabilità del business sono a mio avviso elementi chiave – non mutualmente esclusivi - a cui prestare attenzione nella presentazione della propria start-up.
In una recente intervista hai affermato che il traguardo personale di cui sei più orgogliosa è diventare sicura nel chiedere aiuto quando ne hai bisogno. Hai qualche consiglio finale o ispirazione che desideri condividere con altre donne che stanno perseguendo il successo nella loro carriera professionale?
Credere nel proprio intuito e avere sete di conoscenza.